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Obesità, Indolfi (UniCal) spiega l’efficacia dei nuovi farmaci




Ciro Indolfi

ROMA - L’obesità fino a qualche tempo fa era considerata una condizione sulla quale, oltre che con la strategia dietetica e l’esercizio fisico, non si poteva fare molto. Attualmente può considerarsi "trattabile", grazie a nuove classi di farmaci che si sono rivelati, o si potrebbero rivelare, molto efficaci non solo sulla perdita di peso, ma anche sulla riduzione dell’incidenza di infarto ictus e dei fattori di rischio cardiovascolari. Tra questi è da poco disponibile in Italia Tirzepatide, tra gli ultimi trattamenti più promettenti, recentemente autorizzato da AIFA contro l’obesità associata a diabete di tipo due. «Con Tirzepatide si apre una nuova era legata al suo duplice meccanismo di azione. Infatti è il primo farmaco che permette di agire su due recettori GIP e GLP/ 1 che, attivati a livello gastrointestinale in risposta ai pasti, sono responsabili del processo che regola il rilascio di insulina in base alla glicemia», spiega Ciro Indolfi, past-president della Società italiana di cardiologia e professore straordinario di Cardiologia all’Università della Calabria di Cosenza. «Questa duplicazione ne amplifica l'efficacia sia nel controllo del diabete che nella riduzione del peso come dimostra lo studio SURMOUNT - 1 pubblicato sul New England Journal of Medicine. I risultati della ricerca mettono, infatti, in luce una riduzione del rischio di diabete di tipo due fino al 94% e una perdita di peso fino al 23% mantenuta nei tre anni di trattamento. Questi dati aprono una nuova prospettiva perché non solo convalidano l’efficacia del farmaco sul controllo della glicemia, sulla perdita di peso e sul suo mantenimento a lungo termine, ma potranno rivelarsi dirompenti, con benefici aggiuntivi anche nella prevenzione delle complicanze cardiovascolari, considerato il ruolo chiave dell’obesità nel determinare le patologie cardiache», conclude Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC e direttore della scuola di specializzazione in malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università Federico II di Napoli.

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