Medici imboscati, la CdC stigmatizza il record in Calabria

CATANZARO - Tra le criticità emerse dalla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte dei Conti della Calabria spicca il fenomeno dell'assegnazione del personale sanitario e parasanitario a mansioni diverse da quelle per cui sono stati assunti. A riferirne è la relazione del procuratore regionale della Corte dei Conti, Romeo Ermenegildo Palma, parlando di fenomeno che «ha avuto una eco mediatica di rilievo nazionale», e citando un'inchiesta giornalistica nella quale «è stato messo in rilievo il fenomeno dello straordinario numero di certificati di inidoneità rilasciati al personale medico e paramedico - con un valore percentuale almeno doppio rispetto a quello delle altre regioni italiane - comportanti prescrizioni limitative e/o adibizione dello stesso personale a mansioni e compiti diversi, rispetto a quelli esigibili in ragione dell'inquadramento professionale e per i quali erano stati assunti. Lo stesso presidente della Regione, commissario per la sanità ha dichiarato - prosegue la relazione - che in taluni casi il personale medico non tocca un bisturi da 15 anni, in quanto considerato per tutto questo lasso di tempo inidoneo alle mansioni; in altri casi, al fine di effettuare l'erogazione di taluni controlli su specifiche apparecchiature tecnologiche (peacemakers) e più in generale, per garantire il funzionamento dei servizi come quelli di pronto soccorso, di emergenza-urgenza o interventi come quelli chirurgici, si è reso necessario assumere personale medico di altre nazioni, per carenza di personale qualificato». Per la Procura regionale della Corte dei Conti, infine, «il fenomeno dell'adibizione del personale medico e paramedico a mansioni diverse, rispetto a quelle esigibili in ragione dell'inquadramento e del profilo professionale effettivamente posseduto, interseca un ulteriore profilo di illecito - mediaticamente sintetizzato nella locuzione 'sanitari imboscati' - e causa di notevoli criticità nella garanzia dei servizi sanitari pubblici ai pazienti calabresi, con la conseguente compromissione della esigenza di garantire la qualità ed i livelli quantitativi di erogazione delle prestazioni e dell'esigenza di dare attuazione al principio costituzionale del buon andamento dell'attività amministrativa».
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