La Uil chiede azioni immediate per colmare la carenza di medici in Calabria
CALABRIA – I cittadini calabresi hanno diritto a una sanità territoriale efficiente, capillare e pronta a rispondere alle loro esigenze. La Uil Calabria e la Uil Fpl Calabria richiamano con forza l’attenzione delle istituzioni regionali sul drammatico stato del Servizio sanitario regionale, aggravato dalla carenza strutturale di personale medico e dalla chiusura di numerosi presidi sanitari, soprattutto nelle aree interne e nelle zone a maggiore difficoltà di accesso. La Calabria registra la spesa corrente più bassa in sanità in Italia, con soli 1.748 euro a fronte di una media nazionale di 2.140 euro. Inoltre, la dotazione organica del personale sanitario è in perenne sofferenza, con una proiezione drammatica per il 2026, quando mancheranno 135 medici di famiglia. In Calabria il deficit di medici di medicina generale si attesta a oltre 3100 professionisti, e sul nostro territorio mancano complessivamente 2500medici, con ben 450 richieste di trasferimento all’estero. Mentre circa il 40% delle postazioni di guardia medica risultano vacanti, rendendo difficoltoso, se non impossibile, garantire il diritto alla salute in molte comunità locali. La situazione è resa ancora più critica dalla recente ondata di pensionamenti che ha colpito il comparto, un fenomeno destinato a peggiorare nei prossimi anni, senza un immediato ricambio generazionale, nonostante le recenti modifiche normative consentano di rimanere in servizio sino a 70 anni. Secondo l’ultimo rapporto della Federazione italiana dei medici di medicina generale, in Calabria 2 cittadini su 5 non hanno accesso regolare a una guardia medica o a un medico di base nei comuni montani e nelle zone rurali. Un dato che mette in evidenza l’urgenza di agire con soluzioni concrete per colmare questi vuoti. La Uil Calabria e la Uil Fpl Calabria «sono convinte – è detto in una nota - che la Regione debba assumersi l’impegno di elaborare un bando straordinario rivolto ai neo-laureati in Medicina, abilitati alla pratica sanitaria non specialistica, al fine di poter effettuare delle sostituzioni. Questo provvedimento consentirebbe di coprire i posti vacanti nella medicina di base e nelle postazioni di guardia medica, seppur temporaneamente, offrendo una risposta immediata alla carenza di personale. Allo stesso tempo – è detto ancora - bisognerebbe farsi parte attiva per ampliare lo spettro di azione oggi consentito ai neolaureati dalle norme vigenti in materia. I neo-laureati, con il loro ingresso nel sistema sanitario regionale, rappresenterebbero una “boccata d’ossigeno” per il settore e consentirebbero di fornire servizi sanitari essenziali alle fasce più deboli della popolazione, come gli anziani e i residenti nelle aree interne. Tuttavia, questa misura d’urgenza deve essere accompagnata da un percorso più ampio e strutturato di riforma del Servizio sanitario». La Uil Calabria e la Uil Fpl Calabria chiedono: «Una diversa gestione delle risorse disponibili, con la fine dei tagli lineari che hanno compromesso l’efficienza del sistema; Investimenti mirati nel personale e nelle strutture territoriali, garantendo una maggiore presenza medica nelle aree interne; Piani di formazione e incentivi per i giovani medici, affinché scelgano di lavorare in Calabria, rendendo il sistema sanitario regionale più attrattivo; potenziamento delle misure di welfare aziendale per il personale che opera in Sanità; tempestività nella sottoscrizione dei contratti decentrati integrativi e nell'erogazione delle risorse economiche; maggiori risorse per il personale che opera in servizi svantaggiati (ad esempio il pronto soccorso). Occorre una programmazione coraggiosa, che parta dal coinvolgimento delle giovani generazioni di medici e passi per una revisione radicale delle politiche sanitarie regionali e nazionali. La salute è un diritto fondamentale e non può essere subordinata alla logica del risparmio. Insieme la deputazione calabrese è chiamata a portare avanti una battaglia comune, senza distinzioni ideologiche, affinché si esca da un regime emergenziale che da 15 anni ha certamente indebolito la sanità calabrese».
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