Il Dl Calabria è legge
ROMA - Il Senato ha dato il via libera alla fiducia posta dal governo sul Dl Calabria con 149 sì, 117 no e un astenuto. Il provvedimento viene così approvato in via definitiva. «Il provvedimento in esame è importantissimo per la Regione Calabria, commissariata dal 2009 per disavanzo ed insufficienza nel raggiungimento della soglia minima dei livelli essenziali di assistenza (Lea) eppure ancora con un 'rosso' in bilancio di circa 160 milioni di euro. Parliamo di una sanità regionale depauperata dallo smantellamento delle strutture pubbliche e delle piante organiche, con rete di cure primarie ed intermedie totalmente assente, resa inefficiente da un sistema di nomine clientelari che ha generato una gestione manageriale disastrosa. Le conseguenze di questo scenario possono considerarsi un vero attentato all’art. 32 della Costituzione italiana
: i cittadini calabresi, infatti, per anni, a causa anche dell’esorbitante aumento dei costi delle prestazioni sanitarie, sono stati costretti ad emigrare in altre regioni per curarsi, incidendo ulteriormente sui bilanci in maniera negativa. Voglio ricordare la governatrice Jole Santelli, scomparsa prematuramente, perché anche in sua memoria dobbiamo impegnarci tutti affinché sia garantito ai cittadini il diritto alle cure, e perché in particolare ai malati oncologici della regione Calabria sia data la possibilità di accedere a diagnosi tempestive e cure innovative senza dover emigrare per ricevere cure adeguate». Così la senatrice del Movimento 5 Stelle Mariolina Castellone, relatrice del decreto Calabria nella replica al termine della discussione generale in Aula.
«Molto si dovrà ancora fare per il servizio sanitario calabrese - ha proseguito Castellone - «così come per tanti altri servizi sanitari regionali: rafforzare il sistema di emergenza urgenza territoriale ed ospedaliera; potenziare la medicina del territorio con l’introduzione dell’infermiere di famiglia; rivedere i criteri di nomina dei dirigenti degli enti del servizio regionale e slegarli dai meccanismi di ingerenza politica; rivedere il rapporto tra stato e regioni in ambito di sanità rafforzando il potere di indirizzo dello stato centrale per garantire equità di accesso alle cure; intervenire in maniera decisa sulla riforma della formazione medica specialistica e dei medici di medicina generale; rafforzare la prevenzione, l’arma più potente per passare dalla medicina di attesa alla medicina di iniziativa».
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