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Cosenza, la Cgil fa il punto sulla rete ospedaliera



COSENZA - Si è tenuto a Cosenza l’iniziativa promossa da Cgil Cosenza, Cgil Spi Cosenza, Cgil FP Cosenza “Il piano di riordino della rete ospedaliera territoriale. Analisi e proposte” alla quale hanno preso parte la segretaria nazionale Funzione Pubblica Cgil, Serena Sorrentino, il segretario generale Cgil Cosenza Massimiliano Ianni, il segretario della Cgil Calabria, Angelo Sposato, la segretaria della Cgil Cosenza Maria Baldassarre, il segretario della Cgil Medici Calabria, Franco Masotti, il segretario dello Spi Cgil Calabria, Carmelo Gullì, la segretaria generale della Funzione Pubblica Cgil Calabria, Alessandra Baldari.

Intervenuti Nicola Irto, senatore e segretario del Pd Calabria, Ferdinando Laghi, consigliere regionale di De Magistris presidente, Davide Tavernise, consigliere regionale M5, Fernando Pignataro, segretario regionale di Si, Antonio Maria Lo Schiavo, consigliere regionale del Gruppo Misto.

Ampia la disamina del riordino della rete ospedaliera nell’Asp di Cosenza come prevista dai Dca dello scorso 12 luglio, affidata alla relazione di Masotti con le proposte per migliorare le performance e l’efficacia sul territorio dei servizi. In particolare, l’analisi si è concentrata sui posti letto dell’HUB Ao di Cosenza, sui nuovi ospedali, sul presidio ospedaliero Mariano Santo (da destinare per il sindacato a sede di servizi di diagnostico chimico-clinica e strumentale). Ampio spazio anche all’Irccs Inrca di Cosenza, vocato per la Cgil a svolgere funzioni di alta qualificazione assistenziale, ricerca e formazione. Al vaglio del sindacato poi lo Spoke Paola-Cetraro, gli ospedali di zona disagiata e territoriali e il sistema regionale dell’emergenza – urgenza, anche pediatrica, i punti salute, le case di comunità, le forme complesse di cure primarie, gli ospedali pediatrici di comunità, la rete delle cure palliative, i consultori familiari.

Preoccupa la forte carenza di investimenti sulla medicina territoriale. «Non si tiene conto per esempio degli ospedali marginali - ha detto il segretario della Cgil Cosenza, Massimiliano Ianni - come quelli di Acri e di San Giovanni in Fiore. È urgente un piano di assunzioni corposo perché da qui al 2030 il 50% dei dipendenti pubblici e, quindi, anche nell’ambito sanitario, andrà in pensione allargando una voragine già importante. Si parla costruire nuovi ospedali ma come coniugare questa necessità con la mancanza di medici e infermieri?».

«C'è un clima di sfiducia verso il sistema della salute pubblica in Calabria e i cittadini sono preoccupati e spaventati - ha affermato il segretario della Cgil Calabria, Angelo Sposato -. Questo continuo cambio del management delle strutture sanitarie provinciali e ospedaliere non ha consentito ad oggi l'apertura di un confronto vero, sollecitato più volte, tra il Commissario alla Sanità, le parti sociali, i sindaci del territorio che sono le autorità sanitarie territoriali. Prima di arrivare al "si salvi chi può" occorre cambiare rotta ed avviare subito un percorso di confronto sul riordino della rete ospedaliera, della rete di emergenza-urgenza, della medicina territoriale e fare le assunzioni necessarie. Occorre- ha incalzato Sposato - evitare la propaganda e fare in modo che la gestione dei commissariamenti sia proiettata verso i bisogni dei malati e non della politica, come avvenuto in questi decenni con aziende infiltrate anche dalla criminalità organizzata. Serve una mobilitazione dei territori perché il sistema sanitario calabrese rischia di non garantire più la continuità assistenziale. La vicenda della salute calabrese ha dimostrato che la legge sui commissariamenti, dopo dodici anni è fallimentare e va superata perché molte volte è ostativa per gli stessi commissari nominati dal governo».

«Dalle indiscrezioni sulla legge di stabilità – ha dichiarato la segretaria Sorrentino - sembrano non esserci risposte adeguate alla sanità. Mancano 4 miliardi del Fondo Sanitario Nazionale per pagare le spese che ad oggi le regioni hanno già sostenuto e che rischiano di far arretrare quei territori come la Calabria che faticosamente stanno tentando di misurarsi con il debito sanitario accumulato negli anni. Manca un finanziamento per garantire un piano straordinario per l’occupazione e – ha aggiunto – mancano, soprattutto, misure che possano in qualche modo rilanciare e riqualificare il Servizio sanitario nazionale a partire per esempio dall’investimento nelle Case di Comunità nella riorganizzazione della rete ospedaliera».


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